Quando fare stretching: prima o dopo allenamento?

Quando fare stretching: prima o dopo allenamento?

Lo stretching spesso viene dimenticato o pensato come superfluo da chi fa allenamento, in particolare da chi lo fa in modo del tutto sporadico o senza esser seguito da un personal trainer.

Vediamo quindi quando conviene farlo, prima o dopo l’allenamento?

Perché fare stretching

La risposta è molto semplice:

  • permette di migliorare le prestazioni quando ci si allena,
  • in secondo luogo previene gli infortuni e le contratture muscolari. 
  • Infine aiuta e permette di raggiungere gli obiettivi che sono alla base del tipo di esercizio fisico che si è scelto di fare.

Che dire 3 motivazioni più che valide del perché fare stretching. Vediamo ora quando farlo prima e dopo l’allenamento che differenza fa.

Riscaldamento muscolare : prima o dopo allenamento?

Se vi allenate la mattina appena svegli o dopo una lunga giornata di lavoro, in particolare se svolgete un lavoro sedentario, i muscoli sono contratti, quindi fare la fase di riscaldamento è importante per prevenire dolori e infortuni.

L’ideale è fare stretching prima dell’allenamento ma dopo aver fatto circa 10 minuti di movimento fisico, perché questo permette di scaldare la muscolatura e di muoversi in modo più agile e sciolto.  Quando lo si fa prima è bene concentrarsi sulla mobilità articolare e sul riscaldamento muscolare, con movimenti a difficoltà crescente.

In questo modo si riduce il rischio di traumi muscolari e articolari ottenendo il massimo dall’allenamento seguente.

Allo stesso modo è importante farlo dopo l’allenamento perché permette di portare il corpo in uno stato di relax smaltendo la fatica e le tensioni dell’attività fisica e riporta il sangue dalle estremità al centro. Questo passaggio è fondamentale per una circolazione equilibrata. 

Lo stretching post allenamento inoltre previene cali e infortuni muscolari.

Quindi è bene farlo sia prima che dopo ed in entrambi i casi è bene farlo con le dovute accortezze.

Stretching dopo allenamento

Tipi di stretching

In ultimo è bene sapere che non ne esiste un solo tipo e uguale per tutti, ma dipende dal programma di allenamento e dal tipo di muscolatura.

Ce ne sono 3 tipi e in particolare sono:

  • balistico
  • statico
  • dinamico

Stretching Balistico

Questo tipo di stretching è il più semplice, ma anche il più pericoloso perché si fa arrivando al massimo allungamento possibile per poi tentare di andare oltre la posizione, rischiando di fare un movimento violento e brusco.

Il muscolo in questo caso reagisce con una rapida contrazione e tensione d’allungamento. Il rischio più alto è quello di un trauma muscolo-tendineo.

Stretching statico

Come dice la parola stessa qui si tratta di portare in allungamento i muscoli assumendo determinate posizioni mantenendole per un tempo indefinito. Il muscolo qui viene posto ad uno stiramento statico e prolungato.

Stretching dinamico

Come sopra anche qui la parola indica molto, lo stretching dinamico infatti si fa con movimenti controllati che permettono di aumentare in modo lento e progressivo la mobilità articolare, senza portare a traumi i muscoli stesso. 

Questo tipo, di solito, si fa in fase di riscaldamento.

Fare riscaldamento è sempre indispensabile?

In molti si chiedono se sia sempre obbligatorio.

Nel caso si sia atleti è indispensabile per avere migliori prestazioni e quindi un esito di gara positivo. 

Ma è altrettanto consigliabile anche per chi si allena solo saltuariamente e lo fa in modo graduale senza sforzi esagerati e aumentando poco per volta il tempo di allenamento.

In tutti i casi fare stretching è importante per non incorrere in problemi muscolari o fastidiosi effetti collaterali nei giorni a seguire.

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